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Il progetto di occuparci dei viaggiatori che si recarono in Russia durante il ventennio
in cui regnò di Elisabetta I e di studiare i loro scritti, nasce da diversi stimoli: in primo luogo,
da un interesse per i rapporti franco-russi durante il XVIII secolo che risale al periodo della
nostra tesi di laurea, nella quale ci eravamo occupati delle Lettres russiennes di Frédéric-
Henri Strube de Piermont
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, un intellettuale di origine tedesca che si era recato in Russia e che,
come molti autori dell’epoca, scriveva principalmente in francese; inoltre, l’occasione
allettante che ci offriva il Professor Corrado Rosso proponendoci di lavorare all’edizione di
un manoscritto (conservato presso gli Archivi dell’attuale Ministère des Affaires Étrangères
et Européennes di Parigi, MAEE), dal titolo Mémoire sur la Russie en 1759, opera del
Cavaliere d’Éon de Beaumont, un diplomatico, che fu anche agente segreto, avventuriero,
libertino e intellettuale; infine, la constatazione del fatto che il regno di Elisabetta I, a parte
alcune eccezioni, è stato scarsamente indagato dagli studiosi del Settecento russo, molti dei
quali hanno focalizzato la loro attenzione sui regni dei due ‘Grandi’, Pietro I (1682-1725) e
Caterina II (1762-1796), relegando in secondo piano gli anni compresi tra il 1725 e il 1761
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.
Il nostro progetto iniziale era quello di preparare un’edizione critica del manoscritto
del Mémoire del Cavaliere ma, nel frattempo, Francine-Dominique Liechtenhan (Université
Paris IV Sorbonne), studiosa del periodo di Elisabetta I di Russia, aveva già intrapreso lo
stesso tipo di lavoro e la sua edizione postuma del mémoire è uscita di recente presso la casa
editrice L’Inventaire (Parigi) all’interno della collana Valise diplomatique
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. Abbiamo allora
deciso di seguire una rotta diversa orientandoci verso lo studio non solo delle pagine di d’Éon,
ma anche di quelle di altri viaggiatori, principalmente membri della diplomazia, che hanno
lasciato scritti del loro soggiorno in Russia relativi al periodo compreso tra il 1741 e il 1761.
L’importanza di tali personalità e delle loro opere è non solo storico-politica, ma anche
culturale e, in alcuni casi, letteraria, nella misura in cui spesso si tratta di eruditi, che si fanno
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Le Lettres russiennes (1
a
ed. 1760) sono un’aperta e audace contestazione di alcuni passi dell’Esprit des Lois
di Montesquieu. L’opera attirò l’attenzione di Caterina II, che si schierò in difesa del philosphe commentando le
Lettres attraverso note a margine colme di asprezza e risentimento. Oltre alle Lettres russiennes ricordiamo
anche l’Essai sur les origines des anciens russes (1
a
ed 1785).
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Pensiamo alle storie della Russia di Levesque e Leclerc della fine del XVIII secolo, ai lavori pubblicati tra la
fine del XIX e l’inizio del XX secolo (Rambaud Pingaud, Haumant) , ma anche a quelli successivi di Lortholary,
Berkov…Una prima svolta è rappresentata dall’opera di Vandal su Luigi XV ed Elisabetta, all’inizio del secolo
scorso, ma se si eccettuano i volumi dei biografi della figlia di Pietro, al ventennio 1741-1761 sono ancora oggi
dedicate poche pagine nelle storie della Russia (ad esempio quella di Riasanovsky). Attualmente la maggiore
specialista di Elisabetta è Liechtenhan che non solo ha appena pubblicato una biografia, ma che ha studiato a
fondo la politica estera della zarina e il ruolo della Russia nello scacchiere europeo durante gli anni del suo regno
in due diverse opere (La Russie entre en Europe, 1997 e Les trois christianismes de la Russie, 2002) e in diversi
saggi tra (primo tra tutti La politique étrangère russe sous d’Élisabeth I
re
, 2004).
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Eon
(Chevalier
d’), Charles…, En Russie au temps d’Élisabeth, éd. par Liechtenhan, Francine-Dominique,
Paris, L’inventaire, «Valise diplomatique», 2006.