Chiesa antica: la vita, l’opera, il martirio dei profeti
«diventano la prova inconfutabile per dimostrare allo
stesso tempo il dinamismo e l’unità dell’economia divina e
ciò grazie alla centralità di Cristo che è visto sia come
l’annunziato sia come il realizzatore di ogni profezia» 2.
Ci dice Origene: «Che cosa significa che “non c’è
(parola) come questa parola”? Ci sono molte parole, ma
“non come questa parola”. Poiché non c’è più “parola”
dopo la “parola” di Mosè, dopo la “parola” dei profeti,
molto più ancora dopo la “parola” di Gesù Cristo e dei
suoi apostoli» (Om Is VII, 4).
Accostandoci ad Origene, potremo leggere molto
della realtà profetica – nell’essere e nel messaggio dei
profeti –: «(Si dice in Isaia:) “Ed ora il Signore mi ha
mandato assieme allo Spirito di lui”… E quindi, dopo che
fu mandato il Salvatore, allora fu mandato lo Spirito
Santo, affinché si compisse quel che era stato detto dal
profeta… Si legge che (i profeti) hanno avuto qualche
visione soprannaturale, o hanno udito la voce del Signore
o hanno veduto i cieli aprirsi… Colui che indaga più a
fondo su questo argomento, potrà dire che secondo la
Scrittura esiste in certo modo un sentimento divino (e)
che le specie di questo sentimento sono: una vista
capace di vedere oggetti di natura più elevata di quella
corporea… un udito appropriato a voci diverse… un gusto
che riesce ad assaporare il pane vivente… un odorato
(per percepire) quel “buon odore di Cristo a Dio”… un
tatto (per toccare) con le mani il Verbo della vita… I beati
6Introduzione
2Quanto viene qui riferito ad Ireneo rispecchia nella sostanza la
prospettiva che dei profeti ci offrono i Padri; cf. voce Profeta (A.
Hamman - M. Marinone - M.G. Mara), in Dizionario Patristico e di
Antichità Cristiane (DPAC) (A. Di Berardino), II, Casale Monferrato
1984, 2914ss.
3Origene, Contro Celso (C Cel) I, 46.48 (A. Colonna), Torino